mercoledì 21 novembre 2018

My Story

Stasera voglio raccontare una storia.
La mia storia e cosa mi ha portato a oggi essere chi sono e come sono.
Non ne ho mai parlato tanto fino ad ora perché a distanza di anni sono argomenti che mi toccano ancora nel profondo e perché ogni volta che ci penso le lacrime mi chiudono la gola. Mi hanno sempre detto che di queste cose bisogna parlarne, perché parlare è già mezza soluzione al problema ma la verità è che sono situazioni che solo chi c’è già passato capisce, mentre per chi ha la fortuna di non sapere di cosa sto parlando, rimani semplicemente una Pazza.
Ma oggi sento il bisogno di parlarne, perché proprio questi giorni ho capito che se si ha un problema è inutile nasconderlo o girarci intorno, lui comunque ti troverà nel momento in cui ne hai meno bisogno.
Era il 3 Aprile 2008, finalmente avrei fatto un piccolo intervento che volevo da tanto, ero carichissima. Non avevo ben capito lo svolgimento, quindi quando andai nello studio del dottore convinta solo per parlarne mi disse che avremmo fatto l’intervento lì ,in quel momento, su un semplice lettino da visita e in quello che ritenevo più un ufficio che un ambulatorio. Panico. Non si trattava di un operazione a cuore aperto, ma mi aspettavo di trovare almeno delle infermiere, una sala con degli attrezzi ospedalieri e invece no.
Potevo tirarmi indietro, ma non lo feci.
Mi ritrovai a faccia in giù stesa sul lettino e piangevo.
No dal dolore, non senti nulla, durò tutto circa un oretta o forse qualcosa di più. 
Piansi tanto, ma dalla paura.
Avevo 23 anni ed è stata forse la prima volta che mi preoccupai davvero per la mia salute. Volevo solo tornare a casa. Erano circa le 21 mangiai un boccone e me ne andai a letto! L’ansia non mi aveva ancora lasciato. Ero viva, stavo bene eppure avevo un peso sul petto e facevo fatica a respirare. Presi un altro cuscino per stare più alta ma il dolore al petto era sempre più forte. Sentivo la gola chiudersi, deglutire era sempre più doloroso. Iniziò a girarmi la testa, il braccio sinistro iniziò a formicolare, il cuore andava a mille.Credo di essere scoppiata in un pianto pazzesco perché di corsa arrivò mia madre. Stavo tremando tutta, dai denti fino all’ultimo dito dei piedi. Le chiesi mamma sto morendo?? Mia madre preoccupata mi disse, sciocchina non stai morendo, devi solo calmarti. Continuavo a tremare, a sentire freddo, il cuore me lo sentivo in gola come un martello pneumatico. Mia madre si sdraio di fianco a me, mi abbracciò forte, mi ripeteva di calmarmi ma la paura di morire era tanta. Chiusi gli occhi e cercai di andare dietro al suo respiro, mi addormentai piangendo.
Fu una notte lunga.
Il mio primo Attacco di Panico.
La mia vita da quel giorno non fu mai, mai più la stessa. La vecchia Sara morì davvero quel 3 aprile 2008. Da quel giorno, ne seguirono tanti altri di attacchi simili e per svariati anni.
Dovetti lasciare il lavoro perché avevo paura a rimanere da sola in negozio, avevo paura di uscire di casa perché nessuno in caso di bisogno avrebbe capito il mio problema, non riuscì  più ad andare al cinema, cosa che amavo alla follia, ma ero certa che al buio sarei potuta morire senza che nessuno se ne accorgesse.
Così passai mesi e mesi chiusa in casa, a piangere, a sopravvivere a nottate di attacchi di panico. Tornai a dormire con la luce accesa.
In quei mesi scopri la Depressione.
Spesso mi sono ritrovata a pensare se era così che volevo vivere per il resto della vita.
Subdola e bastarda da quel periodo non mi ha più lasciato. La tengo a bada, come canta Jovanotti praticando l’allegria, ma la sento ancora dentro di me tutt’oggi, la sento abbracciarmi quando magari mi sento triste, la sento quando ho qualche periodo no e da brava mi consiglia di crogiolarmi nel dolore e di lasciarmi inghiottire da quel nero. Non glielo più data vinta. Ho cercato da allora di eliminare il nero nella mia vita, nei vestiti, nelle persone, dentro di me, ma non è facile.
Sono diventata ipocondriaca.
Ho l’ansia appoggiata sul comodino e la prendo a pillole per colazione. Non ho più avuto attacchi di panico ma la paura di morire si sveglia con me ogni giorno.
Da allora ho smesso di vivere e ho iniziato a sopravvivere. Questa sono io o per lo meno quello che ne è rimasto. Al mio fianco non c’è quasi più nessuno di chi conosceva la Sara prima del 2008, perché certe cose ti cambiano, ti portano a vedere le cose diversamente o semplicemente io sono cambiata, ora sono tutto ciò che non ero prima e non che la cosa mi dispiaccia anzi, non ero proprio una bellissima persona e questo cambiamento lo vedo come una seconda possibilità che mi è stata data per riprendere la giusta strada, anche se l’avrei preferita un po’ più facile 😅
Il mio oltre a essere un piccolo sfogo voleva essere un conforto a chi ci sta passando, vuole essere un messaggio per dire che tutto può avere una fine, anche il male. È una strada difficile, ma dal quel buco nero si può uscire, ammacati si, con qualche pezzo in meno si, ma pronti a vivere una vita quasi normale, tutto dipende solo da noi e da chi ci vuole bene al nostro fianco❤️

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